Cetona, un centro aperto al mondo
Se Cetona ha una vocazione, è di essere un centro aperto al mondo a dispetto della sua collocazione, ai piedi dell’omonimo monte.
La bellezza del luogo deve aver giocato un ruolo importante, come il fatto di essere nell’area toscana più vicina a Roma. Molti personaggi importanti l’hanno scelta come buen retiro: da Valentino a Romiti, da Umberto Agnelli a Ceronetti. Negli anni Settanta l’agente cinematografico Matteo Spinola e l’architetto Federico Forquet fecero avvicinare a Cetona uno stuolo di attori e registi. Padre Eligio ci ha fatto la sede della comunità di recupero Mondo X. Poi fu la volta di giornalisti e tanti altri personaggi illustri, fino ad oggi.
Approfondimento
La prima menzione del castello di Cetona si ha fra il 1207 e il 1214. In quel periodo era un feudo del conte Ildebrandino Aldobrandeschi, poi ceduto a Orvieto. Ben presto iniziò la contesa tra questa città e Siena, che ebbe una svolta con la crisi interna di Orvieto. Cetona passò ai Monaldeschi di Cervara e, nel 1418, fu conquistata da Braccio da Montone, che subito effettuò un’altra cessione, questa volta a Siena. Nonostante le vicissitudini, Cetona non si è mai spenta, specie dal punto di vista culturale. Oggi, i resti della rocca e delle mura ci parlano di un importante centro di confine. Ma c’è di più: il museo civico e gli insediamenti preistorici nelle grotte di Belverde, arricchiti da un villaggio fedelmente ricostruito, sono invece la testimonianza del più antico insediamento in Val di Chiana. Una dinamica frazione di Cetona è quella di Piazze, divenuta tale per decreto napoleonico: prima era legata a San Casciano dei Bagni. Poco distante, Camporsevoli, è un punto di avvistamento privilegiato. Piccolo borgo fortificato, mantiene l’originaria funzione di castello difensivo. La sua è una storia antica, visti i ritrovamenti legati a un insediamento etrusco. La prima citazione rinvenuta è di una pieve, Plebs S. Johannis de Camporsedole, ma all’inizio del Duecento comincia ad essere citata come Castrum Camporsedulis. Visconti di Campiglia, Adobrandeschi, la pressione di Siena e Orvieto si accaniscono sulla proprietà del castello fino al 1339, quando Bonifacio IX la concesse al fedele Francesco di Corbara. Poi, Pio II l’affidò ai nipoti Giacomo e Andrea. I Piccolomini ne restarono in possesso del feudo fino all’età moderna.