San Casciano dei Bagni, mondanità e umanità, intorno a quarantadue sorgenti
A queste latitudini può capitare di imbattersi nel personaggio famoso che passeggia, prende il caffè o gioca a carte al bar. A San Casciano, come a Celle o Palazzone non se ne curano: l’umanità e lo stile di vita accomunano tutti. È la bella contraddizione di un luogo che unisce terme lussuose, ristorazione e ricettività di livello elevato con la vita semplice dei piccoli borghi di campagna. E così si può assistere a una iniziativa con un giornalista, un politico o un attore, come alle feste paesane legate alle tradizioni locali: i pici, il ciaffagnone, gli immancabili olio extravergine e vino. Diversi livelli si incontrano, si annullano le differenze sociali. Ed ecco il medico del paese che insegna a fare i pici alla badante immigrata, oppure l’anziano che fa amicizia con un personaggio televisivo. In questi piccoli centri prevalgono amicizia e solidarietà. Di recente, una cooperativa di comunità punta sulla lavorazione della lana delle pecore locali, per farne dei tessuti. E mentre si tenta di trattenere i giovani, creando posti di lavoro, il luogo è frequentato da uno stuolo di intellettuali e imprenditori: da Bulgari a Castellitto, da Veltroni alla Mazzantini. Niente di nuovo: Aurelio Manni fu un importante collaboratore dei Granduchi di Toscana, mentre il primo costumista professionale italiano è stato Gian Carlo Sensani, entrambi Sancascianesi. E un giovane Giosuè Carducci, per un periodo, ha abitato a Celle sul Rigo. Sullo sfondo, un patrimonio termale non trascurabile: 42 sorgenti con una temperatura intorno ai 40 gradi, per una portata complessiva di circa 5,5 milioni di litri giornalieri (tra le più alte in Europa).
Approfondimento
Le acque termali hanno richiamato l’attenzione di Etruschi e Romani, che hanno edificato in zona templi e terme. Nell’alto medioevo l’attuale San Casciano era una corte con chiesa pievana (Curtis de bagno), donazione del marchese Ugo di Toscana all’abbazia di San Salvatore, poi confermata ai monaci da Ottone III e da Enrico II. Le prime tracce con il nome odierno risalgono al 1081, poco prima che il castello passasse ai Visconti di Campiglia d’Orcia e che cominciasse in questa zone di confine, lo scontro tra Senesi e Orvietani. Nel Duecento ci fu una rinascita delle terme e non a caso, Ghino di Tacco rapisce l’abate di Cluny mentre va a curarsi a San Casciano. Alla fine del Trecento la comunità locale si dette in accomandigia a Siena, fino alla definitiva sottomissione nel 1412. Ciò non impedì di evitare il saccheggio, nel 1493 di Vitellozzo Vitelli. Intanto, mentre si stanno scavano i resti delle terme romane, è ancora imponente l’edificio termale fatto realizzare nel 1607 da Ferdinando I dei Medici, cui si sono aggiunte le strutture contemporanee.